L'origine dei cognomi

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La presenza di un terzo elemento onomastico di individuazione della persona, che non si riferisse più al nome proprio o al patronimico, ma che sottendesse ad un gruppo familiare più ampio è, fin dall’antichità, presente nella società occidentale; tuttavia, la sistematica attribuzione di questo dato a tutti i nuclei familiari presenti su un determinato territorio è una rivoluzione che si è affermata compiutamente soltanto in età moderna.

In epoca altomedievale, la documentazione pubblica e privata individuava i soggetti delle azioni descritte attraverso la registrazione del nome di battesimo (nome), del nome del genitore maschio (patronimico) e della città o località di provenienza; la presenza di un riferimento ad un casato di appartenenza era invece molto rara e, nella maggior parte dei casi, legata a ciò che genericamente si identifica come istituto della nobiltà.

A partire dal XIII-XIV secolo, con la rinascita degli insediamenti urbani e il forte aumento della produzione documentaria dovuta all’affermazione di rinnovate istituzioni politiche, comincia lentamente a diffondersi la consuetudine di associare al nome e al patronimico un terzo elemento che individua l’appartenenza ad un gruppo familiare allargato (cognome).

La diffusione del cognome si generalizzò peraltro solamente nel pieno XVI secolo, grazie soprattutto alla stesura di un nuovo genere di documentazione prodotto dalla gerarchia ecclesiastica cattolica per ottemperare ai canoni espressi dal Concilio di Trento in merito all'amministrazione delle anime.

Con la registrazione dei battesimi, dei defunti e degli stati d’anime la Chiesa cattolica favorì l'affermarsi e il regolarizzarsi dell’utilizzo del cognome, che in molti casi venne creato servendosi del nome o del soprannome di un antenato comune, oppure della località di provenienza dell’intero gruppo familiare.